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Magia degli scacchi al Del Prete: vince la Fittipaldi

Correva l’anno… 2013! Quando Sergio Procacci diffondeva, per la prima volta, gli scacchi in quel di Venafro. Il tutto avveniva in quella cornice d’eccezione che è il palazzo Del Prete, una dimora di gran pregio che è oggi anche un centro di attrazione e ospitalità turistica.

Oltre alla cronaca del torneo che di seguito troverete, quella che il pezzo vi farà respirare, o almeno proverà a farvi respirare, è quell’atmosfera scacchistica tanto peculiare che si verifica solo in certe condizioni, un po’ magiche, un po’ ben congeniate, sempre ludiche, etiche, amabili e al tempo stesso belligeranti, perché gli scacchi, si sa, son la guerra più atroce di tutte!

A volte “la magia degli scacchi” è un’espressione preconfezionata che rende bene quello che questo gioco è capace di sprigionare, altre volte, però, “la magia degli scacchi” è l’unica espressione che si può usare per descrivere quanto accade.

È questo il caso del “I torneo di Scacchi Dimora Del Prete”.

Nella magnifica cornice dell’antico palazzo che splende come perla nel centro storico di Venafro, che gli fa da scrigno, i sette alunni del primo corso di scacchi che si è tenuto quest’anno nella città molisana, si sono affrontati per sette combattuti turni di gioco al fine di decretare il vincitore del primo torneo della loro vita.

Il torneo nel pieno del suo svolgimento

È sui volti di questi sette pionieri dell’universo scacchistico che si dipingono le note delle battaglie che li vedono coinvolti, partita per partita, mossa per mossa.

Meraviglia, incertezza, decisione, soddisfazione per la casa guadagnata o per il pezzo nemico catturato. E’ guardando semplicemente le loro facce che si potrebbe capire come sta andando la partita… Alla fine il sorriso più largo sarà quello di Filomena Fittipaldi che, con cinque punti su sette, si farà strada verso la vetta della classifica, fino al gradino più alto del podio.

La padrona di casa Dorothy Volpe premia la vincitrice Filomena Fittipaldi

Seconda Donata Caggiano, stesso punteggio anche per lei, ma per spareggio tecnico perde il trofeo più ambito. Un destino beffardo l’aveva vista vincitrice, in un primo momento, dato che la classifica del computer la poneva in cima applicando, o più correttamente, “non” applicando il sistema di spareggio che l’accoppiamento all’italiana prevedeva: il “Sonneborn-Berger”.

La Caggiano che ha disputato un buon torneo, è arrivata, come la prima, a cinque punti ma, avendo perso lo scontro diretto, si ritrova di fatto con un punteggio più basso, al momento dell’applicazione dello spareggio tecnico. Una coppa, quella conquistata, dalla Fittipaldi che viene, implicitamente, dedicata subito all’altro giocatore di casa, il figlio Saverio.

Terzo classificato Angelo Bavaro forse in assoluto il giocatore più riflessivo, che non sempre però è riuscito a gestire il tempo a sua disposizione vedendo cadere la bandierina in scontri determinanti …

Bavaro riflette su come portare a termine lo sviluppo

Quarta Dorothy Volpe. L’ospitale padrona di casa, senza la quale il corso non sarebbe stato possibile, si è fermata a tre punti, un punto dal terzo, ma già pensa a migliorare il suo gioco per le prossime occasioni.

Quinta Maria Cristina Carbonelli. Quest’ultima, pur esprimendo spesso un gioco interessante, ha tralasciato del tutto il fattore tempo.

Infine Maria Gabriella Martino, sesta con due punti, e titolare della “sede staccata” dove si è tenuta buona parte del corso. Anche lei molto ospitale e incuriosita dal “gioco complicato” fin dalle prime lezioni.

Settima Rosa Pelosi, che pur riuscendo a giocare tutte le partite, non ha potuto racimolare nessun punto.

Una veduta esterna alla sala di gioco

Qualora l’espressione “riuscire a giocare tutte le partite” risulti strana, si tenga presente che si è trattato del torneo conclusivo di un corso per principianti. Gli alunni hanno imparato il gioco partendo, per la maggior parte, da zero. E con una lezione alla settimana, per un totale di dieci lezioni.

Riuscire a dare loro uno spaccato del mondo degli scacchi, vedere la passione crescere di lezione in lezione e la curiosità aumentare, man mano che il velo del misterioso e dello sconosciuto andava perdendo di consistenza, rappresenta la vittoria per antonomasia dell’unico presente non giocante.